Giorgio Gaber - La mia generazione ha perso

A distanza di venti anni dall'ultimo album, Giorgio Gaber nel 2001 pubblica La mia generazione ha perso, un lavoro di teatro-canzone che trae il nome dall'ultimo spettacolo portato in scena. E lo fa per comunicare - con l'urgenza, l'onestà intellettuale e la consueta arte di non prendersi mai troppo sul serio - tutto il malcostume e l'ipocrisia della società moderna. A metà strada tra il cantautore e l'autore di canzonette, il grottesco e l'idealista, Gaber - che ha sempre preferito porsi dubbi piuttosto che fornire grandi risposte al pubblico - ha qui un tono disincantato, tranquillo, quasi definitivo. Un tono amaro di chi, pur con la voglia di lanciare ancora messaggi, è deluso. Appunto l'amarezza, la disillusione, la consapevolezza di non essere adeguati e di non poter più cambiare, ma allo stesso tempo la denuncia, la rabbia, lo sfogo e la voglia di cambiare sono i temi che pervadono tutto l'album. Le canzoni d'amore (Quando sarò capace d'amare, Un uomo e una donna) così come quelle di critica e sberleffo sociale (Si può, Verso il terzo millennio, Il conformista, Il potere dei più buoni, Destra-Sinistra, L'obeso) o quelle più intimiste (Canzone dell'appartenenza, Il desiderio) sono tutte incentrate intorno all'idea della delusione e della possibilità di riscatto. Il vero manifesto del lavoro discografico-teatrale è il brano La razza in estinzione (da qui il verso che dà il nome all'album) in cui si ammette la sconfitta di una generazione che tanto aveva sognato e che è rimasta sconfitta. E qui non ci sono possibilità di rivincite. Il verso "possiamo raccontarlo ai figli senza alcun rimorso, ma la mia generazione ha perso" è una chiara presa di coscienza di non avercela fatta. Proprio a questa generazione Gaber imputa tutta l'ipocrisia e il vuoto di pensieri che soffoca la società. L'album si chiude con Qualcuno era comunista (unico brano live), amaro ed ironico recital dedicato ad un'idea sconfitta dalla storia eppure tanto cara a chi l'ha condivisa. Un album vivo, lucido, diretto e perentorio, come spesso ci aveva (ben) abituato Gaber. Una di quelle voci fuori dal coro attualissima e di cui oggi si sente la mancanza. Tanto.
Per saperne di più: www.giorgiogaber.org è il sito dove trovare biografia, discografia, rassegna stampa e tutto ciò che riguarda la musica-teatro di Giorgio Gaber.

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