Il manichino

“Nonno, nonno! Perché quel manichino nella vetrina è senza testa? Non potevano farlo con la testa, così stava meglio?” Questo mi chiese un giorno mio nipote davanti a una vetrina di abbigliamento e io lì per lì diedi una risposta banale, certamente da lui non capita.
Era chiaro che un manichino senza testa lo metteva un po' in imbarazzo, ma...perché?
Forse – pensavo - un manichino per lui è come un burattino e tutti i burattini hanno la testa, a cominciare da Pinocchio che qualche volta ha perso i piedi, ma non la testa.
Ero curioso di capire il significato di quella richiesta e decisi di ritornare sull’argomento appena possibile.
A casa, ad un certo punto, mentre si stava tutti insieme a chiacchierare e Dino giocava nella sua camera con le sue cose, arrivò il nonno e si piantò immobile e in posa come se fosse stato un attaccapanni in mezzo alla stanza, vicino al nipotino accucciato che giocava.
La sua ombra (era sera e la luce era accesa) copriva interamente il bambino che pareva non accorgersene, tanto che continuava a confabulare tra sé con le cose che aveva in mano.
Ad un certo punto Dino si girò, guardò il nonno, ma poi si rigirò e continuò a giocare, non notando nulla di strano.
Le cose cambiarono quando chiese al nonno se voleva fare una cosa con lui e non ricevette risposta. Lo toccò come per invitarlo più chiaramente ad avvicinarsi e non ricevette di nuovo risposta.
Allora si alzò, guardò il nonno un po' incuriosito e lo toccò sulle braccia che stavano larghe come i rami di un albero.
La sua meraviglia fu chiara e divertita quando vide oscillare le braccia del nonno come se fosse stato un manichino a molla: toccò ancora una volta, poi un'altra, poi un'altra volta più forte, facendo oscillare sempre più le braccia.
Chiamò ancora una volta il nonno, cominciando un po' a preoccuparsi di quel comportamento strano, poi...cominciò a diventare più circospetto e diffidente.
Ogni tanto si avvicinava a toccare e poi si allontanava.
Quando, dopo una scossa un po’ più forte alle braccia ne ricavò di ritorno uno sberletto sulla testa, se ne scappò dalla stanza e corse ad attaccarsi alla mamma.
Dopo un po' arrivò nella stanza tra le sue braccia, dapprima si sporse per vedere meglio, ma subito si rincantucciò al sicuro stringendosi intorno al collo della mamma quando vide il nonno-manichino ancora fermo là, immobile come prima nella penombra.
Mamma lo invitava a toccarlo, ma lui neanche a sentirla quella parola!
“Mamma, mamma, fai diventare ancora nonno quel manichino! Dai!”
Allora la mamma accese la luce e trovò un biglietto sul letto di Dino e...quale non fu la sua meraviglia, quando lo lesse!
“Che cos’è? Cosa dice? Chi l’ha scritto?” incalzava Dino ora curioso, ora frenetico, ora lamentoso.
“E’ una formula magica, l’avrà lasciata il nonno quando è diventato manichino per uscire dalla magia che qualcuno gli ha fatto! Vuole che sia tu a farlo uscire fuori!”
“Io, ma è matto? Non sono capace, fallo tu, dai mamma, fallo tu!” e si mise a piangere.
Allora la mamma gli sussurrò delle paroline all’orecchio e lui si rasserenò e si mise a sorridere guardando il suo nonno.
Sempre in braccio alla mamma, si avvicinò al manichino fin quando gli fu accanto.
Aveva un coraggio da leone, perché resisteva alla paura fermo come un sasso e con le mani talmente avvinghiate alle sue braccia che diventavano bianche.
Poi, si avverò il miracolo: prima la mamma diede un bacio sulla guancia del nonno-manichino poi, sporgendosi ancora di più, fece in modo che Dino potesse anche lui dargli un bacio solo posando velocemente la bocca sulla sua faccia e poi ritraendosi. Infine, il manichino cominciò a muoversi da solo e a stirarsi come se si fosse svegliato dal sonno e ridiventò completamente di nuovo il nonno!
“Guarda, mamma!” gridò euforico Dino e subito svincolandosi dalle sue braccia saltò giù a terra come una palla, saltò sul letto e nelle braccia del nonno.
Poi lo guardò e lo toccò mille volte per sincerarsi che non ci fosse qualcosa di legno nel suo aspetto, lo strinse forte e gli appoggiò la testa sulla spalla.
Infine, ormai tranquillo, rasserenato e sicuro di sé gli disse: “Nonno, diventa pure ancora manichino quando vuoi, però sempre con la testa!”

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