Il pesciolino

Come tutti i bambini di questo mondo che hanno sogni nel cassetto e vivono ancora nel mondo delle fate, Dino ha ancora bisogno per dormire che papà o mamma gli raccontino una storia, non importa se bella o brutta, curiosa o insignificante: qualcosa che si spenga nelle sue orecchie quando si addormenta e che lo accompagni tenendolo per mano nei suoi sogni e che lo tranquillizzi e rilassi delle fatiche della giornata.
Quando c’è la zia Papaya o va dalla zia Papaya, Dino vuole, però, andare a dormire nel suo lettone, perché la zia gli racconta sempre qualcosa di nuovo e soprattutto non lo sgrida quando non ha sonno e continua a far domande...
Come quella sera a casa della zia quando alle 10,30 non voleva saperne di addormentarsi.
“...E così la formica arrivò a casa dalla sua mamma felice e contenta. Ti è piaciuta la storia?”
“Sì, ma era troppo corta, raccontamene un’altra!”
Dino era coricato sul fianco, con la schiena rivolta a Papaya, immobile, stanchissimo, però non voleva saperne di dormire.
Era la terza storia che la zia gli raccontava paziente, e lui, imperterrito, prometteva che sarebbe stata l’ultima e poi l’ultima e poi l’ultima...
Man mano che il tempo passava, diventava sempre più nervoso e inconcludente, pretendeva la storia e scalciava: se ci fossero stati mamma o papà, quella manfrina sarebbe terminata da un bel pezzo, ma c’era Papaya e con lei poteva fare un po’ come voleva...
“Allora, me la racconti sì o no quella storia? Guarda che me l’hai promessa ieri e io me lo ricordo: non puoi sempre promettere e non mantenere, perché allora sei una bugiarda!” - così esordì in tono lamentoso e capriccioso, sconclusionato, andandosi a cacciare in un vicolo cieco come tutti i bambini per qualche motivo capricciosi.
Papaya non rispose.
“Oh! Me la racconti o no?”, continuò Dino, in tono piagnucoloso, da sberle.
“Hai sentito quel rumorino?” – chiese la zia, noncurante dei suoi capricci, in tono meravigliato e appena percettibile.
“Quale rumorino? Io non ho sentito proprio niente! Sbrigati a raccontarmela, hai capito?”.
“Ma io ho sentito proprio un rumorino come di sciacquio che veniva dalla vasca del pesciolino rosso!”.
“E cosa faceva?” chiese Dino in tono più conciliante girandosi e avvicinandosi a Papaya.
“Mi sembra di aver capito che anche il pesciolino è un po’ arrabbiato per come ti comporti e vuole chiamare suo cugino, il pesce nero...”.
“Chi è il pesce nero?” chiese Dino un po' preoccupato.
“E’ un pesce che mangia ogni cosa, anche le persone...”.
“Davvero? Perché lo chiama?” incalzava Dino.
“Forse perché è stanco, vuol dormire e vuole che smettiamo di parlare...”.
Silenzio per qualche istante e poi Dino aggiunse: ”Dormiamo, allora? Sono proprio stanco anch’io, buonanotte...” e si girò dall’altra parte.
Trascorse qualche minuto di assoluto silenzio, Papaya stava per conquistare il meritato riposo, quando Dino chiese: ”Ma Papaya, quella storia del pesce nero era uno scherzo, vero?”.
“Sì, Dino, stai tranquillo!".
Questa volta Dino si addormentò.

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