Il paese dei balachicanta

“Nonno, nonno, mi racconti una storia? Ma non la solita storia del re seduto sul sofà che so a memoria...”.
“Vediamo, vediamo, va bene! Però mi prometti che dopo tu vai a fare i compiti senza fartelo dire?".
“Sì, nonno, te lo prometto”.
Le storie che il nonno racconta a Dino, iniziano spesso così, con una promessa.
Si parte anche da una banalità per poi costruire di tutto e parlare di tutto, come un gigantesco e interminabile puzzle: sono queste le storie che a Dino piacciono di più. Come questa.
“Allora, sai che cos’è un balachicanta?” chiese il nonno.
“Sì, l’ho già sentito dalla mamma e dalla nonna, ma non so che cos’è: me lo dici?”.
“Guarda, è un paese che si chiama così, e tutti quelli che abitano lì si chiamano così!”.
"E allora? Cosa c’è di strano?" continuò Dino.
"Eh beh, c’è che tutti quanti sono un po’ strani...".
"Ma cosa fanno?".
"Se vai lì ne vedi delle belle! Pensa che quando si incontrano, parlano e parlano e il giorno dopo parlano e parlano ancora dicendo tutto il contrario del giorno prima!”.
“Ma come fanno?“.
“Boh, ma questo è niente, lo sai che litigano e si arrabbiano tra di loro per tante cose e poi, quando c’è da dirle a chi se le merita, stanno zitti e fanno finta di niente?”.
“Ma mi vuoi prendere in giro?”.
“Senti, ti ho detto che sono strani o no? Sono fatti così.“.
“Senti nonno, non ho capito bene, mi racconti ancora qualcosa dei balachicanta che mi piacciono?”.
“Certo, una volta ho visto una signora che andava a comprare delle cose in un negozio e poi il giorno dopo se le faceva cambiare, faceva sempre così tutti i giorni, perché diceva che si sbagliava sempre a comprare la cosa giusta!”.
“Ma era proprio una tonta – disse Dino ridendo - come poteva sbagliarsi sempre? Io quando vado a comprare una cosa che mi piace non sbaglio mica!”.
“E invece lei poverina sbagliava sempre e non indovinava mai quello che le piaceva davvero!”.
"Lo sai che c’è anche uno che non sa mai da che parte andare e che ogni volta che inizia ad andare poi torna indietro e incomincia ad andare da un’altra parte e poi da un’altra parte ancora e così non va da nessuna parte?“.
“Ma allora si bagna tutto! – disse Dino vedendo dalla finestra che pioveva - Dobbiamo portargli un ombrello!”.
“Non ce n’è bisogno, Dino, quando vorrà si sposterà per coprirsi...”.
“Poverino anche lui!”.
“E poi c’è una signora che quando va a fare la spesa non guarda mai il prezzo di quello che ha scelto; quando deve pagare ha vergogna a non comprare se costa troppo e lo acquista lo stesso anche se costa uno sproposito!”.
“Ma almeno le piace quello che ha comprato e lo usa?”.
“A volte sì, a volte no!”.
“Ma anche questa è proprio tonta: ma sono tutti tonti in quel paese!”.
“Vedi tu: c’è poi una cosa che fanno tutti quanti...”.
“Quale?”.
“Tutti promettono delle cose e poi non le mantengono quasi mai...”.
“Io sì che mantengo le promesse, vero? Non so proprio come si può fare a comportarsi così...Ma...questo paese dove si trova? Me lo fai vedere sulla cartina? Ci andiamo qualche volta, nonno?”.
“Non è mica lontano, sai? E’ più vicino di quanto tu pensi!”.
“Davvero?” fece meravigliato Dino.
“Certo, potremmo andarci subito dopo che hai fatto i compiti, cosa ne dici?”.
“Uhmmm...un’altra volta, magari, perché adesso non ho voglia di farli e voglio solo guardare i cartoni, ciao ciao!”.

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